Quando persistono quei dolori diffusi...
La sindrome fibromialgica interessa strutture anatomiche come i legamenti, i tendini ed i muscoli. A tale livello si manifestano principalmente due fenomeni: iperalgesia, ossia una soglia del dolore bassa al punto che esso si presenta al minimo stimolo; allodinia, ossia tale dolorabilità è diffusa in più distretti corporei. In genere è una patologia che interessa soprattutto le donne già tra i 25-30 anni. Non essendo documentabile da esami del sangue o da esami radiografici, la diagnosi di fibromialgia è prettamente clinica; lo specialista che farà tale diagnosi sarà il Reumatologo testando quelli che sono definiti i trigger point ossia precise aree del corpo che alla palpazione rievocheranno il dolore. Purtroppo la fibromialgia è destinata a produrre uno stato di malessere e dolorabilità spesso cronica e non di rado questo stato può sfociare in sindromi depressive.
Nella persona che presenta un tale quadro clinico tutto ciò porterà a degli adattamenti posturali, con l’instaurarsi di frequenti aree articolari rigide e zone di contrattura muscolare. L’osteopata in tali casi può essere di aiuto nel ridurre tali adattamenti antalgici grazie a manovre di terapia manuale. L’azione terapeutica osteopatica, che non è da confondersi con i massaggi, avrà lo scopo di ridare mobilità fisiologica all’apparato articolare poiché esso stesso sarà vittima di quei legamenti, tendini e muscoli che si inseriscono appunto sull’impalcatura ossea. La terapia osteopatica, fatta di sedute programmate diluite nei mesi, può quindi essere un valido supporto alla cura offerta dalla medicina allopatica che in genere prescrive farmaci miorilassanti e composti serotoninergici, e in certi casi della fisioterapia consistente in ginnastica posturale e/o elettroterapia antalgica.